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Gestione domiciliare pazienti con SARS-CoV-2, le linee del guida del ministero della Salute

«Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2», è il documento del ministero della Salute con l’obiettivo di tracciare il percorso operativo per la cura dei cittadini che devono affrontare l’infezione da Covid-19 tra le mura domestiche. Il paper evidenzia i diversi aspetti della gestione domiciliare, sottolineando che «una corretta gestione del caso fin dalla diagnosi – si legge – consente un flusso che abbia il duplice scopo di mettere il paziente in sicurezza e di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso». Dunque, previa valutazione del quadro clinico tramite punteggio Modified early warning score (Mews) e del contesto sociale del paziente «per i pazienti con malattia lieve – prosegue – è indicata la sorveglianza domiciliare da parte del MMG, coadiuvato da un membro della famiglia».

L’attenzione verte poi sulla terapia farmacologica per la cura dei casi lievi di Covid-19 a domicilio. Nella circolare vengono riepilogati i farmaci e la modalità di somministrazione a seconda dello stadio di evoluzione della malattia, ciò in aderenza all’indirizzo generale e alla raccomandazioni già espresse dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Le categorie illustrate si dividono fra «farmaci sintomatici», come paracetamolo o Fans, «farmaci che possono essere utilizzati solo in specifiche fasi della malattia», tra cui corticosteroidi ed eparine, oltre a «farmaci non raccomandati per il trattamento del COVID-19», nel dettaglio antibiotici, idrossiclorichina, lopinavir, ritonavir, darunavir, ritonavir o cobicistat.

Per quanto concerne le fasi della malattia, la circolare discerne fra «caso confermato» e «caso probabile», in accordo con le linee direttive dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Raccomandazioni di prudenza sono dispensate per i casi speciali come i «soggetti ad alto rischio di progressione», fra cui le persone anziane e gli immunodepressi. A riguardo, il dicastero evidenzia che «in linea generale, per soggetti con queste caratteristiche cliniche non è indicata alcuna terapia al di fuori di una eventuale terapia sintomatica di supporto».

Una parentesi anche sull’utilizzo degli integratori alimentari: «Non esistono – precisa il ministero della Salute -, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari…». È confermato il divieto di utilizzo degli antibiotici, la cui somministrazione «è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico».

Fra le altre raccomandazioni c’è quella di non utilizzare routinariamente i corticosteroidi, questi restano da somministrare a domicilio solo nei malati gravi che «necessitano di supplementazione di ossigeno» e «il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore». Confermato il no all’idrossiclorochina «la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti».

Infine, l’attenzione del ministero sul pulsossimetro che permette di monitorare i livelli della saturazione dell’ossigeno, i cui dati si prestano alla gestione domiciliare dei pazienti. Il documento parla di «pulsossimetria domiciliare, eventualmente complementata da una valutazione sotto sforzo in casi selezionati», e in ciò si fa riferimento al «test della sedia» o al «test del cammino». Il valore di saturazione di ossigeno resta fissato al 92 percento, al di sotto del quale viene disposta l’ospedalizzazione oppure la «fornitura di ossigenoterapia domiciliare».