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Intervento dei farmacisti clinici nella gestione della demenza: quale effetto?

La rapida crescita della popolazione in età geriatrica sta determinando un aumento della prevalenza della demenza. Ad oggi, non esiste un trattamento farmacologico che porti al pieno recupero delle facoltà cognitive nei pazienti affetti dalla malattia. Le terapie attualmente disponibili rallentano il deterioramento cognitivo e funzionale e migliorano i sintomi psichiatrici e comportamentali. Una scarsa aderenza ai medicinali per il trattamento della demenza è frequente tra i pazienti e i loro caregiver a causa di pregiudizi sull’efficacia farmacologica, presenza di politerapie ed effetti avversi. La riduzione delle funzioni cognitive nei pazienti rende i caregiver fondamentali nella gestione del trattamento della demenza.

L’aderenza alla terapia dipende quindi anche da una buona conoscenza della patologia e dei farmaci sintomatici da parte dei caregiver. In tale direzione, i farmacisti sono i professionisti che possiedono le competenze per identificare eventuali problematiche connesse all’uso dei farmaci, tra cui la scelta impropria del trattamento, un dosaggio errato, reazioni avverse e interazioni. Oltre ad occuparsi di un’attenta revisione dei regimi terapeutici, i farmacisti dovrebbero incoraggiare l’uso dei farmaci per la demenza rivolgendosi direttamente ai pazienti e interagire con infermieri, medici e caregiver.

Fatma Nisa Balli et al., dell’Hacettepe University di Ankara, Facoltà di Farmacia e di Medicina, hanno pubblicato su Geriatrics & Gerontology International, la rivista ufficiale della Japan Geriatrics Society, i risultati del loro studio che si poneva l’obiettivo di valutare l’effetto degli interventi dei farmacisti clinici sull’aderenza terapeutica nella demenza e sulle conoscenze dei caregiver. L’analisi è stata condotta nell’ambulatorio geriatrico dell’ospedale universitario tra l’ottobre del 2018 e l’aprile del 2019. Prima dello studio, nell’ambulatorio non era presente alcun farmacista clinico. Sono stati considerati idonei per la partecipazione i pazienti che si rivolgevano all’ambulatorio per follow-up di routine che stessero assumendo da almeno un mese farmaci per la demenza e che fossero seguiti da caregiver di età uguale o superiore a 18 anni. Sono stati inclusi 94 pazienti e 91 caregiver. In una prima intervista, i farmacisti hanno raccolto i dati demografici di pazienti e caregiver e hanno applicato la scala Mgls ai pazienti in grado di assumere autonomamente la terapia o, in alternativa, ai caregiver, al fine di valutare l’aderenza terapeutica. Dopo l’applicazione della scala, il farmacista dispensava consigli rimarcando l’importanza di seguire correttamente la terapia prescritta.

I caregiver sono anche stati sottoposti a Dkat2, uno strumento sviluppato per misurare il livello di conoscenza prima e dopo aver seguito programmi di istruzione. È costituito da domande attinenti alle caratteristiche comportamentali, funzionali, emotive e sensoriali della demenza. Ai caregiver sono state fornite informazioni sulle risposte errate. In una seconda intervista a distanza di quattro mesi, i farmacisti hanno seguito la stessa procedura coinvolgendo pazienti e caregiver. È risultato che l’intervento dei farmacisti clinici aumentasse significativamente l’aderenza alle terapie della demenza, con un incremento del 25.5% del tasso di pazienti con alta aderenza, e le conoscenze dei caregiver in materia, come emerso nel corso della seconda intervista. I ricercatori hanno concluso suggerendo di includere la figura del farmacista clinico all’interno di team interdisciplinari di valutazione geriatrica, in modo da intercettare i problemi legati all’impiego inappropriato dei medicinali.